#CAPRAI4LOVE NUOVA EDIZIONE

CAPRAI4LOVE NUOVA EDIZIONE

3 APRILE
MONTEFALCO

#CAPRAI4LOVE NUOVA EDIZIONE Sagrantino Re Migrante
Il vino simbolo di integrazione e responsabilità sociale

Il progetto #CAPRAI4LOVE, sulla scia dell’onorificenza di Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana conferita a Marco Caprai lo scorso 20 marzo per il suo impegno nell’integrazione dei rifugiati richiedenti asilo, quest’anno sarà dedicata al restauro, in collaborazione con il Comune di Bevagna, della Chiesa della Beata Vergine Maria di Costantinopoli, presidio religioso fortemente legato ai valori dell’accoglienza e dell’integrazione.

«Dalla sua prima edizione del 2013 – spiega Marco Caprai, amministratore delegato dell’Azienda agricola Arnaldo Caprai – il progetto #CAPRAI4LOVE ormai fa parte integrante e tangibile della filosofia della cantina Arnaldo Caprai, strumento che esprime la visione e l’impegno continuo dell’azienda a favore della cultura del territorio come elemento chiave della sostenibilità. Con questa nuova edizione di #CAPRAI4LOVE vogliamo ancora una volta restituire un dividendo sociale alla comunità, fatta anche di migranti, in cui viviamo e suggellare un’onorificenza straordinaria che il presidente Mattarella ha voluto assegnarmi per il nostro impegno nell’aiutare i rifugiati della Caritas di Foligno e non solo a inserirsi nel mondo del lavoro e nella società in generale: fino a oggi sono oltre 200 i richiedenti asilo a cui abbiamo dato un impiego, a partire dal 2016».

#CAPRAI4LOVE

La nuova edizione di #CAPRAI4LOVE sarà presentata il 14 aprile alle 11.30 a Vinitaly, presso il padiglione 7 stand B6: interverranno il Prof. Attilio Scienza, la presidente della regione Umbria Donatella Tesei, il sindaco di Bevagna Annarita Falsacappa e il giornalista Carlo Cambi. La bottiglia di Montefalco Sagrantino Docg annata 2020 dedicata a questa iniziativa sarà firmata da Luigi Frappi, pittore del territorio Umbro. La tiratura sarà di 2000 bottiglie e il prezzo al pubblico sarà di 40 euro (acquistabile anche sullo shop online della cantina sul sito www.arnaldocaprai.it/. L’opera di Frappi ritrae proprio la Chiesa della Beata Vergine Maria di Costantinopoli di Bevagna sullo sfondo del tipico paesaggio umbro, dal sapore bucolico e romantico, a tratti d’antan.

L’attività di restauro e risanamento conservativo della Chiesa della Beata Vergine Maria di Costantinopoli di Bevagna sarà realizzata in collaborazione con il Comune di Bevagna, proprietario del bene. «Abbiamo accolto subito con entusiasmo la proposta di Marco Caprai: riportare al suo

antico splendore questo bene religioso dal forte significato simbolico per noi è motivo di orgoglio, come orgogliosi ci ha reso l’onorificenza ricevuta dal patron dell’Azienda agricola Arnaldo Caprai per l’opera di accoglienza che ha perpetrato in questi ultimi anni nei confronti di molti rifugiati che hanno trovato asilo nel nostro territorio. Un’attività ammirevole che auspichiamo sia d’esempio per tante altre realtà e per tutta la cittadinanza», dichiara il sindaco di Bevagna, Annarita Falsacappa.

La Beata Vergine Maria di Costantinopoli è conosciuta in primis come la “Madonna che vien dal mare”, una “profuga” insomma, come i tanti migranti che approdano nel nostro Paese e di cui, per questo, è simbolo.

Varie sono le declinazioni iconografiche della Beata Vergine Maria di Costantinopoli: quella della chiesetta di Bevagna è una Madonna “Odigitria”, termine che significa “colei che indica la via” (ai migranti, ai pellegrini e ai viaggiatori), appellativo dato a un’antica icona di Maria Vergine che la moglie dell’imperatore Teodosio II avrebbe ritrovato a Gerusalemme e portato a Costantinopoli, divenendo ben presto uno dei maggiori oggetti di culto. La chiesa – situata a sud-est del centro abitato di Bevagna, in località Madonna di Costantinopoli, all’incrocio tra Via Dei Molini e Via Arquata – è di proprietà comunale: si tratta di un piccolo edificio sul crocevia dei più antichi percorsi che dalla Torre di Montefalco conducevano in direzione del colle dell’Arquata o verso l’abitato di Bevagna, presidio di più antica fondazione (con un impianto databile già al XIII secolo) poi totalmente modificato nella seconda metà del XVI secolo. Edificata sin dall’origine su iniziativa privata e non legata ad un ordine religioso particolare né amministrata dalla gestione diocesana, già in contesto rurale, deve la sua nuova dedicazione alla presenza di una piccola comunità di contadini e operai impiegati nei poderi circostanti e provenienti da regioni slave. Trattandosi di un presidio lungo strada, la scelta iconografica per il tema devozionale funge anche da punto di riferimento per i percorsi di pellegrinaggio e per i viaggiatori, con il ritratto della Vergine dal braccio alzato indicante il Bambino portato in grembo, ma anche rivolto in direzione di Montefalco.

Non dimentichiamoci, però, che uno degli appellativi più antichi della Madonna è il suo essere “stella maris“, faro dei naviganti, come canta un poema in sette quartine senza rima di antichissima composizione e diffusione già dal VI secolo. In quel canto si associa la madre di Gesù come una nuvola lucente (stella) rassicurante che si staglia all’orizzonte di chi viaggia alla ricerca di speranza e di futuro. Basterebbe pensare proprio al Mar Mediterraneo, crocevia per la storia del cristianesimo, come luogo archetipo di chi quelle acque le ha attraversate ripetendo proprio quella preghiera e quella litania nei momenti più tragici. Del resto, anche Papa Francesco, nella Preghiera a Lampedusa (primo viaggio pastorale, 8 luglio 2013) aveva recitato, rivolgendosi alla Vergine Maria: «Protettrice dei migranti e degli itineranti, assisti con cura materna gli uomini, le donne e i bambini costretti a fuggire dalle loro terre in cerca di avvenire e di speranza».

SULL’ARTISTA LUIGI FRAPPI

Luigi Frappi (Foligno, 4 agosto 1938) è un pittore italiano conosciuto per esser stato prima tra i fondatori del movimento “Nuova maniera italiana” degli anni ’80 e poi tra i fondatori del “Revivalismo” dei primi 2000. Di lui il critico d’arte Italo Tomassoni dice: “L’interesse che Luigi Frappi aveva indirizzato fino al 1998 sul paesaggio, si sposta ora sulla natura morta. Il messaggio non è cambiato. Come con le vedute rappresentava un paesaggio che non c’è più e ne cantava la nostalgia, con la natura morta evoca la morte della natura. L’approccio resta identico: prendere le distanze dal divieto disfattista di rapportarsi agli schemi classici della visione lasciando alla pittura la libertà di misurarsi con destrezza con il gioco della rappresentazione e della somiglianza usando il ricordo degli antichi

non come reperto archeologico ma come possibilità di linguaggio sempre vivo e attuale. Se in questa prospettiva Luigi Frappi non prendesse le distanze dalla fobia tutta moderna di misurarsi con la storia dell’arte e non attivasse il corto circuito con ciò che la sua idea dell’arte fornisce alla sua mano ogni volta che si accinge a dipingere, la sua pittura sarebbe niente più che uno svolgimento delle esplorazioni da tempo condotte sul versante della visione naturale. Sembra invece evidente che il suo dato peculiare sia produrre una figura che è attuale perché fondata sulla persistenza del ricordo, indipendentemente dai dualismi realtà – fantasia, vero – falso, antico – moderno. L’esplorazione della distanza (distanza cronologica, distanza stilistica, distanza linguistica) sorregge il registro di chi non vuole essere complice della generale omologazione e della confusione dell’arte con gli altri oggetti-mer-ce della vita. Chi inoltre punta sull’evoluzionismo delle forme, è obbligatoriamente governato da un principio dialettico e “progressista”, inconciliabile con chi invece pensa che la pittura sia la conseguenza di una pulsione origi-naria, fondata sull’identico e perciò sempre uguale e sempre diversa. Tanto che dipinga luccicanti sardine o uve lunari, perle o cozza tenebrose, dolcissime arance, limoni o angurie fiammeggianti come vulcani, Luigi Frappi crea figure di prima mano che vengono da lontano ma funzionano al presente. Le sue rappresentazioni non sono prigioniere né della memoria né dell’utopia ma vivono nell’intuizione rapida di un ricordo che si fa esperienza, tanto moderne da sembrare antiche e tanto antiche da sembrare moderne, tanto ideali da sembrare vere e tanto vere da sembrare ideali. Riabilitando un’intesa con la continuità della vita, Luigi frappi mostra come la pratica della pittura sia ancora animata da una volontà di lungo periodo e su questa durata punti a recuperare le trame di un reale non effimero sul quale si ritrovano le élite di chi crede ancora allo stile e che i pronipoti delle avanguardie storiche e il cinismo postmoderno ignorano o hanno sicuramente smarrito”.

A PROPOSITO DELLA CHIESA DELLA BEATA VERGINE MARIA DI COSTANTINOPOLI IN BEVAGNA

I luoghi sacri dedicati alla Madonna di Costantinopoli conservano un grande interesse, in quanto continuazione del culto dell’Odigitria costantinopolitana. Come accennato, sono particolarmente diffusi nell’Italia Centrale e Meridionale, dove erano spesso presenti minoranze etniche dell’altra sponda dell’Adriatico: è il caso di questa piccola Chiesa intitolata alla Beata Vergine Maria di Costantinopoli, nel Comune di Bevagna.
La chiesa – situata a sud-est del centro abitato di Bevagna, in località Madonna di Costantinopoli, all’incrocio tra Via Teverone e Via Arquata – è di proprietà comunale, identificabile nel N.C.T. / N.C.E.U. al limite dei Fogli 41/46 (ma priva di entità catastale), situata in prossimità del terreno di proprietà Baldoni identificato in N.C.T. al F. 46 part. 7.
L’esterno si presenta con l’aspetto tipico dell’edificio votivo, con copertura a doppia falda a capanna e tetto in struttura portante di travi e travicelli lignei e pianelle in cotto con sovrastante manto in coppi e sottocoppi (struttura rimaneggiata di recente). La facciata disadorna ha le due finestrelle ai lati che consentono ai pellegrini di venerare l’immagine anche nel caso la chiesa resti chiusa. La parte absidale ha taglio rettilineo, conformato da una semplice nicchia estradossata.
Sopra la porta si legge l’iscrizione:

D. O. M.
ECCLESIAM HANC B.V.M. COSTANTINOPOLITANAE IOANNES DE GREGORIIS FAMILIAE DE BENEDICTIS DONO DEDIT THEODORUS DE BENEDICTIS MEVANAS I.V.D.
PROTHONOT APLICUS
PRIOR INSIGNIS COLLEG. TAE S. LAURENTII HISPELLI
ET SACRAE INQUISIT.NIS EIUSDEM LOCI VICARIUS BENEFACTORI SUO GRATI ANIMI POSUIT A.D. MDCLX

“A Dio Ottimo Massimo / Questa Chiesa della Beata Vergine Maria di Costantinopoli
Giovanni De Gregori diede in dono alla Famiglia De Benedetti.
Teodoro De Benedetti bevanate (I.V.D.) Protonotario Apostolico Priore della insigne
Collegiata di S. Lorenzo di Spello e Vicario della Sacra Inquisizione dello stesso luogo pose con animo grato al suo benefattore l’anno del Signore 1660”.

L’interno ha struttura ad unica sala, con l’altare addossato alla parete di fondo. I segni di una persistente devozione sono tuttora riconoscibili, nonostante la condizione di diffuso degrado degli apparati superficiali e delle murature portanti.
Sulla parete d’altare, in una nicchia di fattura semplice, si leggono i lacerti dell’affresco raffigurante la Madonna di Costantinopoli col Bambino; gran parte dei panneggi è andata perduta, ma restano visibili i volti delle due figure principali, dei quali si apprezza la delicata fattezza dei copricapi in stile orientale e la sostanziale corrispondenza, nelle pose e nelle espressioni, con i ritratti riprodotti nelle suddette opere dello Spacca.

Le finiture sono estremamente semplici, in coerenza con la tipologia dell’edificio rurale: il portalino di ingresso è ad architravatura diritta e senza mostre, le finestrelle sono prive di infissi e dotate unicamente di grate in ferro battuto, il pavimento – allettato a secco e direttamente contro-terra – è in mattoni di cotto posati a correre su filari regolari, le pareti sono completate con intonaci e tinteggiature a calce (gli strati sacrificali, oggi fortemente degradati per effetto di risalite capillari di umidità dal basso e di infiltrazioni meteoriche dall’alto, lasciano intravvedere la muratura mista in pietra arenacea e mattoni).

A PROPOSITO DI #CAPRAI4LOVE

#CAPRAI4LOVE 2013 ha celebrato lo straordinario recupero della missiva che Benozzo Gozzoli scrisse e inviò da Montefalco nel 1452 per comunicare, a una tra le più potenti famiglie dell’epoca, la sua rinuncia a un importante incarico a Firenze, perché impegnato nel

completamento del ciclo di affreschi nella Chiesa di San Francesco. Una testimonianza storica d’amore che offre a Montefalco, all’Umbria e al grande pubblico l’opportunità unica di ammirare il manoscritto proprio nel luogo della sua produzione. La lettera, stava per andare all’asta, e il progetto “#Caprai4love”, su iniziativa promossa anche dall’Accademia di Montefalco per la storia, l’arte e la cultura locale, il Comune di Montefalco, il Consorzio di Montefalco, la Strada del Sagrantino e il Museo di San Francesco di Montefalco, ha raccolto i fondi per comprarla e riportarla in patria. Il mezzo utilizzato è stato, come anche per le edizioni successive, una special edition del Montefalco Sagrantino di “Arnaldo Caprai” e di un braccialetto del celeberrimo brand “Cruciani”, dove grappoli d’uva si sposavano ad un cuore rosso Sagrantino.

#CAPRAI4LOVE 2015 ha proseguito il progetto con la presentazione della lettera autografa del 27 giugno 1452, arricchendosi con l’eccezionale prestito da parte dei Musei Vaticani della “Madonna col Bambino fra San Domenico e Santa Caterina d’Alessandria” del

Beato Angelico, datata 1435, esposta presso il complesso museale di San Francesco dal 4 aprile al 4 maggio 2014. L’acquisto del prezioso manoscritto e l’esposizione dell’opera pittorica sono stati resi possibili grazie alla raccolta fondi dell’iniziativa che ha visto coinvolti Cruciani Spa, Unicredit, e aziende e associazioni del territorio protagoniste di un protocollo d’intesa per la realizzazione del progetto.

#CAPRAI4LOVE 2017 è la volta dei “Grandi Francescani” dipinti da Benozzo Gozzoli che sono tornati a risplendere grazie ad una innovativa campagna di promozione che ha visto un incontro tra gli “influencer” di oggi e tre grandi “influencer storici” della cultura italiana. Il progetto è stato finalizzato al restauro di parte degli affreschi dell’abside della Chiesa Museo di San Francesco dipinti dal Benozzo Gozzoli ed in particolare della parte raffigurante i “Grandi Francescani”: Francesco Petrarca (laureatus Petrarca – omnium virtutum monarca), Dante Alighieri (theologus dantes – nullius dogmatis expers) e Giotto di Bondone (pictorum eximius – iottus fondamentum et lux). Tre grandi personaggi che nelle parole del critico d’arte Philippe Daverio “possono essere considerati i nostri “sponsor storici”, gli “influencer” della loro epoca, per cui il nostro compito è quello di recuperarli e restituire al dipinto il suo splendore originale”. Il progetto ha previsto la realizzazione e la commercializzazione di una serie di sei bottiglie in edizione limitata del Montefalco Sagrantino DOCG Vigna del Lago 2012 Arnaldo Caprai il cui ricavato della vendita è stato devoluto al Comune di Montefalco per il restauro dei “Grandi Francescani”. La distribuzione delle bottiglie è avvenuta attraverso la vendita on line con il sostegno di @coccodj, @DIavolo, @LiaCeli, @matteograndi, @insopportabile e @Iddio, tra i più seguiti “influencer” di Twitter che hanno diffuso sui social l’hashtag del progetto #CAPRAI4LOVE.

nuovo progetto finanziato con la vendita di tre bottiglie a edizione limitata di Montefalco Sagrantino DOCG

vendute con le etichette che riproducono le immagini dei Grandi francescani Petrarca, Dante e Giotto reinterpretate da un artista contemporaneo, il canadese Rick Rojnic. Il ricavato del progetto sarà utilizzato per finanziare il restauro dell’arco ligneo del Museo di

San Francesco, un altro tassello fondamentale per la valorizzazione di questo importante luogo di cultura.

#CAPRAI4LOVE 2019

«Per noi sostenibilità – afferma Marco Caprai – significa esaltare tutti i nostri valori, dalla natura alla cultura, dalla società al lavoro, dall’impresa al paesaggio, in un complesso armonico che si fonda sulla massima valorizzazione del territorio e della comunità in cui operiamo. Del resto, sono Montefalco e la sua comunità che ci donano il Sagrantino, e noi a Montefalco e alla comunità dobbiamo restituire un dividendo

sociale».

Immagini

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